Questa è la prima parte del “diario di viaggio” di due nostri colleghi, Matteo Cappelletti e Lorenzo Nobile, che, dopo aver frequentato con successo il programma del Doctorate in Manual Therapy dell’Ola Grimsby Institute, hanno deciso di volare a Seattle per un periodo di due settimane di formazione e pratica clinica. Ma lasciamo raccontare a loro com’è andata:
“Domenica 12 marzo è cominciata la nostra avventura a Seattle.
Dopo aver completato il dottorato in Terapia Manuale e dopo aver già provato l’anno scorso un’esperienza di pratica clinica a Salt Lake City (Utah, U.S.A.) con Frederick Hobusch abbiamo deciso di ripetere nuovamente un’esperienza formativa importante. Questa volta saremo sotto la supervisione di Brian Power e di Jim Rivard, entrambi ormai ben conosciuti in Italia grazie ai corsi che tengono sulle manipolazioni e sullo S.T.E.P. Atterriamo a Seattle a mezzogiorno circa dopo 14 ore di viaggio, ad aspettarci all’aeroporto c’è Brian. Siamo completamente bolliti tra stanchezza e jet lag ma lo stesso passiamo il pomeriggio insieme. Passiamo da casa sua dove ci offre una birra, poi giriamo per il downtown fino a sera, quando praticamente crolliamo entrambi per il sonno.
Brian è un docente a livello internazionale, è il responsabile didattico dell’Ola Grimsby Institute; e come un amico ci ha invitato a casa sua a prendere una birra appena arrivati. Non avremmo potuto cominciare meglio.
Lunedì, ore 8.00, siamo presso la MTI Physical Therapy – Fremont.
Inizia la nostra esperienza nella clinica di Brian. Conosciamo subito tutto lo staff e iniziamo a seguire i trattamenti. Ci alterniamo nell’osservazione e nel trattamento sotto supervisione dei nostri mentori. Sono tutti Fellow of American Academy of Orthopaedic Manual Therapy (FAAOMPT), quindi tutti docenti titolati abilitati al tutoraggio nelle formazioni avanzate.
Il primo aspetto che ci risulta subito evidente è una caratteristica che accomuna la maggior parte dei pazienti: hanno un ottimo rapporto con la palestra, non c’è età che tenga. 8 persone su 10 frequentano con regolarità palestre o svolgono attività sportive. Ed è incredibile l’atteggiamento che hanno nei confronti della riabilitazione: sembrano felici di essere lì e, anche se nessuno è riuscito nel miracolo della guarigione improvvisa in prima seduta, sono consapevoli che il problema per cui sono lì si risolverà.
Giorno dopo giorno aumenta la nostra confidenza con la lingua e con i colleghi, ci troviamo a fare sempre di più e, grazie alla loro supervisione, sempre meglio. Le giornate qui a Fremont sono lunghe, arriviamo in clinica alle 7.30 del mattino, iniziamo a lavorare alle 8, un’ora di pausa a pranzo e poi dritto fino alle 19.
Durante le ore lavorative non esistono buchi, al massimo ci si ferma qualche minuto per poi ripartire subito. Ma l’ambiente è molto rilassante, le giornate passano senza pesare anche se l’impegno che ci mettiamo (sia per imparare che per capire cosa ci raccontano i colleghi e i pazienti) è elevato. La sera siamo quasi sempre ospiti di Brian che sembra abbia deciso di volerci far conoscere tutti i ristoranti di Fremont. Durante il giorno vediamo continuamente tecniche di terapia manuale, ci fa provare, ci corregge, ci insegna tecniche che non conosciamo. La sera continuiamo a parlare dei casi visti in giornata, di concetti teorici, di esperienze fatte.
Insomma possiamo veramente definirla formazione continua.
Mercoledì è normalmente giorno di riposo dalla clinica per il nostro Prof ma questa settimana ha deciso di raggiungerci per fare un po’ di training mirato sulle manipolazioni spinali. Insomma, una lezione individuale fatta da uno dei migliori manipolatori d’America (almeno così è considerato dai colleghi statunitensi).
La prima settimana si conclude il giorno di St. Patrick.
A Seattle c’è una grande comunità di Irlandesi, il giorno di S. Patrizio è molto sentito in città e sin dalla mattina vediamo persone festeggiare. Noi aspettiamo la sera, decidiamo di andare a cena in un Irish pub. Per entrare dobbiamo fare una coda di 50 minuti tante sono le persone che vogliono entrare nel locale. La coda la facciamo sotto la pioggia ovviamente. Ah già, mi sono dimenticato un particolare: Seattle è conosciuta come “Emerald City” ma anche come la “Rainy City”. Per tutta la prima settimana ha piovuto ad eccezione di una mezza giornata di sole.
Una volta dentro il locale prendiamo una birra nell’attesa che si liberi un tavolo. Ad un certo punto incrociamo Kyrsten, una collega dell’MTI PT che sta festeggiando con gli amici. Ci invitano a sederci al loro tavolo, ceniamo insieme, parliamo. Quando decidono di andarsene ci chiedono se vogliamo continuare la serata con loro, eccoci così a casa di un amico di Kyrsten a parlare con persone che abbiamo conosciuto poco più di un’ora prima: cool!, come direbbero da qualche parte.
Finora nessun tipo di problema in tutta la settimana. Ma non abbiamo messo in conto che gli Americani sono tanto ospitali quanto imprevedibili. Ad un certo punto (in effetti si è fatto molto tardi) si dileguano tutti all’improvviso. Decidiamo anche noi a quel punto di andare ma dovremo camminare per 9 km fino al nostro hotel. Alle 2 di notte. Sotto la pioggia.
[To be continued…]
Matteo Cappelletti
Lorenzo Nobile