Chi è il fisioterapista?
È con questa domanda che voglio cominciare questo blog e questo anno.
Chi è il fisioterapista? È colui che fa diagnosi e, peggio ancora, trattamenti dalla tastiera di un pc? È colui il quale, a un certo punto della propria carriera, si rende conto di aver scelto la professione sanitaria sbagliata, economicamente parlando, e sceglie di renderla più remunerativa buttandosi sulla formazione? È colui che cerca sempre di seguire la moda del momento, di imparare la tecnica all’ultimo grido?
Temo di sì.
Troppi i fisioterapisti che popolano il web con saccenza ritenendosi tenutari di chissà quale elevata forma di sapienza.
Troppi i fisioterapisti che si creano un seguito sfruttando le più recenti tecniche di social media management communication bio vegan radical chic, ma che poi, al netto della clinica, risultano essere poveri di esperienza.
Troppi i fisioterapisti che navigano a vista nel mare della professione procedendo a tentoni (e spesso anche a stento), non creandosi un percorso di crescita professionale con logica e metodo.
Troppi, per sperare che si tratti solo di pochi esemplari isolati.
Credo però che la fisioterapia debba essere diversa. Credo si debba tornare un po’ alle origini.
Tornare a utilizzare la testa e le mani come realmente dovremmo, fare del nostro meglio per guarire i pazienti, cercare le soluzioni più efficaci e più efficienti per risolvere un problema clinico.
Perché la vera fisioterapia è quella dei tanti fisioterapisti che in (social) silenzio, il lunedì mattina, alle 7, si infilano la tuta e iniziano a mettere le mani sulle ginocchia, sulle schiene dei pazienti. Quelli che non hanno tempo né interesse a passare ore su Youtube per far sapere ai colleghi quanti bei risultati ottengono.
Perché ormai la triste verità è questa: i case report non si trovano più su Pub Med, ma su Facebook.
E così come appare sempre più difficile trovare questo tipo di fisioterapisti, appare anche sempre più difficile trovare spazi dove potersi confrontare tra colleghi in maniera sana e costruttiva.
Che è poi il motivo principale per cui questo blog viene al mondo. Ed è ciò che mi auguro possa diventare questo spazio, che vede la luce in questi giorni di inizio 2017.
Di motivi per cui scrivere un blog poi ce ne sono a decine.
È l’ambizione di creare una community differente al cui interno la ricerca venga messa al servizio della clinica e non vista come un ideale di perfezione irraggiungibile e intangibile cui tendere. Una community più improntata alla realtà insomma. È anche la via più comoda, lo ammetto, per avere uno spazio personale dove parlare di ciò che ci interessa. È un modo, per noi fisioterapisti del lunedì mattina, di ritagliarci uno spazio dove poter esprimere ciò che pensiamo. Il tutto senza timore di essere bannati, fagocitati e triturati dai perversi meccanismi social.
Non è il primo blog in fisioterapia, non sarà l’ultimo. Magari altri ci copieranno, magari saremo noi i primi ad abbandonarlo, magari funzionerà, magari no.
Proviamoci.
Fisioterapista in tuta
Semplicemente grazie!!! Hai fatto un’analisi perfetta grazie di essere un fisioterapista VERO
Centinaia di anni fa il cerusico o il guaritore arrivava con il carro nella piazza principale delle città, facendo più rumore possibile lungo il percorso per attirare più gente possibile. Offriva i suoi servizi, se sbagliava scappava, … a volte doveva scappare prima se il guaritore precedente non era stato all’altezza.
E’ cambiata solo la piazza…
Ma ciò che più mi rattrista è lo scambiare “confrontarsi” con “fare strage”.
Mi auguro che questo blog rimanga un posto dove aiutarsi a vicenda con umiltà, ed anche dare supporto a chi questa strada l’ha intrapresa pur sapendo di non avere un ‘talento naturale’, ma con forte desiderio di imparare, e di aiutare il prossimo.
Auguri ManualMente Blog!