Due settimane fa si è svolta al Centro Pavesi FIPAV di Milano una serata in ricordo di una collega scomparsa. Una partita di pallavolo tra Nazionale Italiana Fisioterapisti e Manualmente Fortissimi, cui è seguita una lotteria a premi con asta finale e a concludere una cena a buffet tutti insieme.
Le chiamano
serate di beneficenza
ma a me questa definizione piace sempre poco: sembra sempre di avere a che fare con gente che, più o meno discretamente, dona soldi a favore della realizzazione di un progetto a sfondo sociale. Un po’ riduttivo e, per così dire, poco solenne.
Quella di ieri sera non è stata una serata così meramente pragmatica e utilitaristica. Perché se così fosse stato, sarebbero stati organizzati inviti ad personam oculati, catering con segnaposti strategicamente combinati, benefit e doni di ringraziamento.
O almeno, ho sempre avuto questa idea. Quella di ieri è stata una serata diversa. A partire dall’headline:
“Il Sogno di una Persona
se diventa il Sogno di tante Persone
si chiama SPERANZA”.
L’obiettivo dichiarato non è stato quindi quello di condividere un obiettivo economico. Lo scopo principale è stato di coinvolgere le persone presenti in un’idea, in un Sogno, che solo in un secondo momento, previe condizioni economiche, può diventare Progetto.
Ecco allora che prima della partita un breve video ci ha permesso di conoscere Marisa e il suo Sogno: una collega che nel 2004 ha creato una Onlus, “Solidarietà Kenya”, con l’obiettivo di “realizzare la sua Identità di Professionista della salute e del sociale” in un contesto dove c’era grossa necessità di creare una rete di sostegno per la popolazione.
Tabasamu Center
Ecco che allora negli anni Marisa ha costruito pian piano il Tabasamu Center, arricchendolo via via di nuove e importanti conquiste riassunte nella pagina web della fondazione: http://bit.ly/2rnC0fo
Da fisioterapista però Marisa voleva vedere realizzato un servizio di fisioterapia con palestra, lettini, parallele e tutti quegli strumenti che ci tornano utili ogni giorno e che nelle nostre realtà tendiamo a dare per scontati.
La vita ha deciso altrimenti, ma le persone che
cambiano il mondo come Marisa, cambiano
anche il corso dell’esistenza di chi sta loro intorno.
E così, quando vengono a mancare, altri portano avanti i progetti bruscamente interrotti.
AIFI ha deciso di farsi carico di questo sogno e di mettere in atto una sorta di crowdfunding per la raccolta fondi a favore di questo progetto. La trovate qui: http://bit.ly/2qzYECj
E nell’ottica di coinvolgere più persone, ha organizzato c/o il Centro federale Pavesi questa serata nel nome di Marisa. Noi, come Manualmente, abbiamo volentieri aderito all’iniziativa e aiutato nell’organizzazione, per quelli che erano i nostri mezzi.
Ma soprattutto, nel pieno del nostro mese più intenso (tanti corsi, tanti colleghi da conoscere, convegni, sale da preparare, voli, cene di lavoro, ecc…), ci ha colpito una
riflessione:
quante energie, noi fisioterapisti italiani dell’epoca moderna, provider, società di formazioni, titolari di studi privati, liberi professionisti, spendiamo ogni giorno alla ricerca di nuove iscrizioni, nuovi like, nuove recensioni on line. Si litiga sull’originalità di una tecnica rispetto a un’altra, su quale logo mettere e quale nascondere, su chi è arrivato prima, su chi porta avanti la tecnica migliore, e potremmo andare avanti all’infinito.
E’ scioccante vedere quanta più attenzione stiamo ponendo all’aspetto legato al business della nostra professione e quanto poco ci ricordiamo del motivo per cui tutti noi abbiamo scelto una professione sanitaria: aiutare le persone che hanno problemi e disfunzioni legati al movimento. Noi siamo portatori di un servizio volto ad aiutare le persone a stare meglio. Il nostro ruolo è quello di instaurare relazioni d’aiuto efficaci per il benessere e lo stato di salute dei nostri pazienti.
Ce lo siamo dimenticati.
Per fortuna ci sono ancora colleghi/e come Marisa che hanno ancora bene in mente quello che siamo, ciò per cui nasciamo, professionalmente parlando.
Per fortuna ci sono ancora fisioterapisti come Marisa che si ricordano ancora le cose più importanti della vita: non i like su Facebook, ma i sorrisi delle persone cui si riesce a dare qualcosa attraverso la nostra professione.
Il sorriso di Marisa è qualcosa che le persone che lei ha aiutato ricordano e ricorderanno molto bene.
Il sorriso di Marisa a noi aiuti a ricordare dove deve essere speso il nostro “business”, quale deve essere il nostro impegno e il nostro ruolo all’interno della società e dove deve essere cercato il nostro successo: nella soddisfazione di un paziente, nelle misure di outcomes migliorate ad esempio. Nel passaparola generato da un percorso riabilitativo conclusosi nel migliore dei modi, nella positività di un trattamento, nella riduzione della disabilità, nell’incremento delle capacità di partecipazione dei nostri pz e non sugli Insights di Google o di Facebook, di cui ormai sappiamo di più che non di anatomia, biomeccanica e fisiopatologia.
Ma questo è un altro discorso ancora e magari lo affronteremo nei prossimi giorni con più calma.