Una delle “fortune” più grandi che noi di Manualmente Formazione abbiamo è poter conoscere settimanalmente fisioterapisti da ogni parte d’Italia e del mondo e ogni incontro è occasione di crescita. Ma devo ammettere che è quando ci si trova seduti con le gambe sotto a un tavolo che si ascoltano le lezioni migliori: senza obblighi di format, senza la consequenzialità didattica delle slide da seguire, senza costrutti teorici, senza imbrigliamenti di sorta, emerge il vero know how di queste persone.
E negli anni ho notato che c’è una cosa che le accomuna tutte: ognuno di questi docenti che vengono più o meno da lontano, ognuno con una sua storia, un suo percorso, un suo ambito di intervento, ognuno di loro è mosso da una Visione. E gliela vedi brillare negli occhi questa “Visione” quando si smettono i panni della formalità e, conclusa la parte organizzativa, si fanno tintinnare i bicchieri e ci si appoggia allo schienale della poltrona: una volta che hai acceso lo stoppino, puoi goderti la magia di una candela che brucia.
Energia in divenire.
Voglio dire, è come essere gli scenografi di uno spettacolo teatrale: allestisci la scena, coordini le varie figure, ti confronti con il regista, metti in scena gli attori e “ciak, si gira”. Non c’è neanche bisogno di pagare il biglietto.
In quale altro modo è chiamato l’apparato muscoloscheletrico?
Basta una semplice domanda. La risposta è un Bignami della fisioterapia. 5 minuti, il tempo di un bicchiere di vino. E tutto si rende in un attimo manifesto, come una visione.
Questa Visione non è mai confinata allo specifico ambito di intervento di ognuno di loro ma abbraccia l’interezza della persona e dell’approccio fisioterapico: quando questi personaggi vengono “lasciati liberi di dire la loro” la Visione si manifesta… e diventa “filosofia”.
Di fisioterapia e massimi sistemi. Questa filosofia non ha le caratteristiche autocelebrative e speculative delle antiche culture greche e latine per intenderci. Non è a quello che sto pensando.
Stupisciti, poniti domande, rifletti su tutto ciò che la gente normale dà per scontato, cerca, indaga, analizza e infine definisci.
In quale altro modo è chiamato l’apparato muscoloscheletrico?
È difficile da spiegare, ma queste persone hanno una capacità sorprendente di arrivare al cuore delle cose e individuare lo schema ricorrente. E su quello concentrarsi. E quindi da lì ripartire.
Minimalismo.
Logica linearità. Risposte. Semplicità inattaccabile e razionale. Algoritmi.
È solo quando lavori su enormi quantità di dati che puoi permetterti di riconoscere degli schemi, di evidenziare dei pattern e di conseguenza di togliere il futile ridando alla semplicità razionale delle cose la dignità di cui era stata privata da tonnellate di interventi accademici e di seghe mentali, anni di guerre tra poveri.
Togli la teoria, togli la didattica, togli l’Evidence a tutti i costi, puri esercizi accademici di statistica, togli l’accreditamento, togli il business, togli il marketing, togli i prodotti.
Che cosa siamo qui a fare?
Far stare bene la persona.